domenica 30 dicembre 2007

Suggerimenti per un possibile miglioramento

  1. Completare e sviluppare in modo capillare la rete delle piste ciclabili.


  2. Individuare ed eliminare i luoghi (androni, sottopassi,…) dove continua a insediarsi il disagio sociale ed il degrado (droga, microcriminalita’, vandalismo).


  3. Potenziare l’illuminazione pubblica anche per valorizzazione degli edifici e degli spazi comuni.


  4. Dividere ed assegnare porzioni di verde comune condominiale ai residenti (favorendo la manutenzione e la socializzazione).


  5. Continuazione del rinnovo e della messa in sicurezza degli edifici.


La mancanza di una vera piazza...

Si nota la mancanza di una vero e proprio luogo d’incontro e di riferimento per lo svolgimento delle attivita’ pubbliche e delle manifestazioni. Questo punto è individuabile nello spazio fra la Chiesa ed il centro polifunzionale. Luogo centrico rispetto il quartiere e rispetto le scuole e facilmente raggiungibile dalle principali arterie stradali (Via delle Forze Armate, Via Riccardo di Giusto).
Questo spazio, adeguatamente attrezzato e progettato, sarebbe molto usato visto la vicina presenza del luogo religioso e dello stabile con concentrati tutti i servizi per i residenti (negozi, banca, farmacia, bar, strutture assistenziali, biblioteca, …).

La diga colorata o il "tricolore" di Gino Valle...

L’edificio chiude una corte residenziale preesistente all’interno del Piano Peep – Est di Udine che imponeva la sagoma volumetrica. Da lontano emerge per la sua grande dimensione 180 metri di lunghezza per un totale di 100 alloggi) come una specie di diga colorata, segnata dall’alternanza dei piani di residenza, colorati in verde, e dei piani di distribuzione, colorati in rosso.
L’edificio si stacca figurativamente dall’ambiente indeterminato del quartiere per dialogare con la scala geografica del paesaggio. Il lavoro di Valle cominciò con la critica della tipologia degli altri edifici lineari, già realizzati seguendo le regole del planivolumetrico, con corpi scala che distribuiscono due appartamenti per piano.

Concentrandosi sulla tematica del percorso d’accesso all’alloggio Valle propose un sistema fondato sull’idea che la distribuzione delle case doveva effettuarsi mediante vere e proprie “strade in aria” ogni tre piani. Questo principio fu direttamente ripreso nella sezione dell’edificio, mentre successivamente tre torri per le scale e gli ascensori furono spostate all’esterno del corpo in modo da liberare completamente il piano terra.

Il portico continuo del piano terra forma in questo modo un filtro trasparente tra la zona verde della corte e la strada. Si raggiunge questo portico che superano il fosso nel quale sono sistemati i parcheggi e le cantine.

Si accede ai piani superiori attraverso le tre torri scale e ascensori, colorate di rosso e situate lungo la strada all’esterno dell’edificio.I sei piani di alloggi sono divisi in due gruppi di tre, serviti dal rispettivo piano centrale al secondo e al quinto piano.

Uscendo dall’ascensore si prende un ponte che porta al piano libero di distribuzione. Il percorso verso la porta del proprio appartamento si accompagna con la visione panoramica del paesaggio. Ogni piano dà accesso, dai due lati, a undici gruppi di quattro alloggi (due sopra e due sotto) mentre nelle parti intermedie sono sistemati sei alloggi minimi. Problemi di gestione e di manutenzione hanno indotto alla separazione con inferiate dei tre settori dei piani di distribuzione, eliminando la possibilità di variare i percorsi d’accesso agli appartamenti.

Cosa ne pensano i bambini?

Dai commenti di alcuni bambini alunni della Scuola Elementare “Bellavitis” si puo’ capire molto.


Io penso che non c'entri molto la verticalità o l'orizzontalità degli edifici per far andare d'accordo la gente: se c'è volontà di comunicare con le persone lo si fa senza bisogno di abitare nelle villette a schiera.
[ cl. III N - Bellavitis]

Non so se questo quartiere sia o non un ghetto: io non vivo qui. Penso che i condomini del nostro quartiere siano troppo alti, abbiano appartamenti molto piccoli e questo fatto non favorisce la comunicazione e fa tristezza. Inoltre qui sono concentrate persone che vivono condizioni difficili e altre che cadono facilmente nella delinquenza. Lo migliorerei creando casette con giardini comunicanti, centri ricreativi e culturali. [cl. III N - Bellavitis]


Spero che il quartiere si scrolli di dosso l'etichetta di "BRONX" e diventi un luogo invidiabile per i suoi interventi socio-culturali, sportivi e ricreativi ad hoc. Anche se io non vivo nel quartiere, mi piacerebbe che diventasse un bel posto per chi ci vive e per chi, come me, frequenta la sua Scuola Media, la Bellavitis, una sua Associazione sportiva, i Fortissimi, e l'Oratorio di Don Ezio.
[cl. III N - Bellavitis]

La positiva relazione tra la gente è solo una questione di volontà, non dipende dal tipo di struttura architettonica.

[cl. III N - Bellavitis]
I rapporti con i miei vicini sono buoni. La situazione del quartiere è migliore rispetto ad un tempo. A me piace molto vivere qui, perché di fronte al mio palazzo c'è un giardino enorme in cui posso giocare quanto voglio.
[Ambra, cl. V A – Bellavitis]

Credo che sul nostro quartiere, chiamato Aurora, la gente abbia ancora tanti pregiudizi. Il quartiere, con i suoi millecento alloggi, si è sviluppato su un'area piuttosto isolata della città: per questo forse lo si ritiene ancora un'isola. Che sia poi abitato per lo più da persone con reddito basso e con un tenore di vita minimo ha generato nel passato episodi di microcriminalità che hanno contribuito a dargli una brutta fama ancora oggi. Eppure se si passeggia in giro, si vedono molte cose positive per i residenti: spazi verdi, biblioteca, posta, banca, 3 scuole, piste ciclabili in sicurezza anche in mezzo al verde, autobus, chiesa, farmacia, supermercato, aree per il gioco, servizi di assistenza, il Punto Incontro Giovani, attive associazioni sportive per i ragazzi, …

[cl. V B - Bellavitis]

Il mio quartiere si chiama Aurora e a me fa pensare a qualcosa che nasce, come il sole.
[cl. IV - Bellavitis]

Io migliorerei il quartiere costruendo qualche villetta in più e qualche palazzo in meno. Io non abito qui, ma secondo me il quartiere è un po' isolato solo per il fatto che la gente tende ad andare dalla periferia verso il centro e non viceversa. Non è un problema di mancanza di autobus, che anzi sono numerosi. [cl. III N - Bellavitis]


Io che qui ci vivo sono infastidita quando lo definiscono il quartiere dei matti o dei drogati solo perché si nota qualche balordo in giro. Invece io qui mi trovo molto bene: nelle tante aree verdi tra i palazzi, io vado a correre con il mio cane e mi diverto un mondo. Qui trovo di tutto e non manca nulla. Forse manca qualcosa nelle persone che dicono cattiverie sul mio quartiere. Io, questo quartiere, lo considero come una famiglia che accoglie tutti senza lasciare nessuno in disparte. La verticalità dei condomini è un problema? Sì, forse in caso di incendio e di terremoto!
[cl. V - Bellavitis]

Nel mio quartiere ci sono tanti negozi e io vado spesso a fare la spesa da sola, perchè non ci sono grandi pericoli. Negli spazi verdi esistenti intorno la gente si riunisce per incontrarsi specie d'estate. [ cl. IV - Bellavitis]


Credo che in tutta Udine non ci sia un posto così verde come quello del PEEP EST. La zona mi piace perchè è un pò isolata dal resto della città: mi pare sia un posto molto particolare!
[ cl. V A - Bellavitis]

Il nostro quartiere non è un'isola o un ghetto perchè raggiungere il centro e viceversa è facilissimo e frequente. Certo per migliorarlo ci costruirei una sala da biliardo, una piscina e una discoteca. [cl. III N - Bellavitis]

Forse per attirare l'attenzione della gente del centro verso il nostro quartiere bisognerebbe aprire qui un grande centro sportivo o un grande centro commerciale.
[Loredana, cl. III N - Bellavitis]

Si potrebbe migliorare il quartiere costruendo palestre, una piscina, centri sociali per anziani in modo da distoglierli dalla TV e far loro venire la voglia di stare in compagnia.
[cl. III N - Bellavitis]

Il quartiere non è un ghetto: non è separato dal resto della città. Per migliorarlo costruirei centri ricreativi e culturali.
[cl. III N - Bellavitis]

Sì, il nostro quartiere è ancora un'isola, in quanto dal centro vi arriva poca gente. Il Comune dovrebbe costruire qualcosa che attiri qui la gente dal centro verso la nostra periferia.
[cl. III N - Bellavitis]

venerdì 7 dicembre 2007

Tipologie edilizie e relative problematiche

L'attuale ATER (come era nelle disposizioni contenute nel PEEP) ha costruito in questa zona edifici a più piani. Il progetto lo hanno realizzato un gruppo di architetti poi diventati famosi: Gino Valle, Renzo Agosto, Emilio Mattioni, Gianugo Polesello, Francesco Tentori.
Il progetto prevedeva che gli alloggi venissero costruiti in ordine, lungo un asse Nord-Sud con la scelta della dimensione verticale dell'abitare, anziché quella orizzontale.

Questa scelta però ha comportato anche dei problemi:

l’orientamento Nord- Sud dei condomini offre un'ampia superficie al vento predominante, la Bora (che soffia da Nord-Est), specie nel periodo invernale;

le palazzine a 7 piani non favoriscono, come le tipologie orizzontale, lo sviluppo dei rapporti di vicinanza tra le persone. I residenti si incontrano casualmente nel vano scale o in ascensore, senza stabilire veri e quotidiani rapporti socializzanti;

la mancanza di spazi verdi privati al posto del verde di passaggio molto spesso poco usufruito e con una scarsa manutenzione (mancanza del concetto di proprieta’);

la mancanza negli spazi al piano terra dei condomini di negozi e altri servizi che favoriscano la socializzazione. Tutto ora concentrati al Centro Commerciale del quartiere;



venerdì 30 novembre 2007

Ulteriori problematiche...

Problematiche sociali e sanitarie:

gli alloggi costruiti e gestiti da parte dell' attuale ATER (lo IACP è stato trasformato) sono destinati ad alloggiare famiglie deboli dal punto di vista economico e sociale;

l’eterogeneita’ delle caratteristiche della popolazione (crescente presenza di etnie diverse);

la fama di “zona difficile” ha favorito una forte connotazione identitaria territoriale in quanto appartenenti esclusivamente al quartiere (da cui si esce per andare “in citta’);

la mobilità dei residenti stimata in 20 anni è attorno al 35%. Non si può certo dire che, nel PEEP EST, siano favorite le relazioni di vicinanza e una vivibilità ottimale;

la presenza di un importante insediamento di nomadi;


venerdì 23 novembre 2007

Perchè il quartiere non si è mai integrato con la citta'?

Alla luce dell'evoluzione del quartiere si possono effettuare delle considerazioni sulle motivazioni di una mancata integrazione del quartiere con il territorio.



Vincoli territoriali e morfologici:


buona parte del quartiere è circondata da terreni ad uso agricolo che hanno sicuramente rallentato l'integrazione con la città;


la presenza di due centri storici (S.Gottardo e Laipacco) che rappresentano i nuclei d’origine della zona con caratteristiche di paese e a vocazione agricola;


la presenza dei due blocchi dismessi delle caserme che rappresentano un blocco all’integrazione con la citta’;


Confini spaziali:

due linea ferroviaria (una interrata);

l'ampiezza stradale di Via Forze Armate ;

la distanza da Via Cividale (strada di importante scorrimento verso la zona del cividalese);

venerdì 16 novembre 2007

L'evoluzione del quartiere grazie al supporto cartografico




Dalla foto aerea del 1957, si nota una scarsa edificazione sia su via Cividale sia nell'area dell’ attuale quartiere, dove si vedono solo campi e tre edifici costruiti dallo IACP.





Dalla foto aerea del 1976, si vede che, 20 anni dopo, via Cividale è già ben edificata e nel quartiere si innalzano molte palazzine popolari lungo le vie Riccardo Di Giusto, Sbaiz, Miglioranza, Niva de Ponti, Calligaris, Periz e Pradolin. I condomini vanno dai 3 ai 7 piani.






In seguito, sono state costruiti ulteriori edifici lungo la via Forze Armate. Così nel 2002 circa, veniva a completarsi il Piano di Edilizia Economico Popolare, realizzando quello che è meglio conosciuto come "il quartiere del PEEP EST".








Il quartiere, per le sue caratteristiche morfologiche e per i suoi vincoli architettonici, non si è ancora integrato con il resto della città, rimanendo qualcosa a sé stante, come un confine chiuso, un'isola.

venerdì 9 novembre 2007

Com'era com'è su Flickr...

Sono riuscito ad inserire delle foto su Flickr e a mettere il collegamento a destra. Le foto sono le più significative. Vengono dall'archivio dell'Ater e dai portafoto di Don Ezio (della Parrocchia di Gesù Buon Pastore). Ce ne sono anche tante durante la costruzione della Chiesa. Lo sapete che il progetto è di Alvar Aalto? Incredibile ma vero...

mercoledì 7 novembre 2007

Il perchè del Quartirere Aurora

La nascita del Quartiere Aurora è stata possibili grazie ad una legge del 1962 che prevedeva Piani di Edilizia Popolare per ogni città che superava i 50 mila abitanti (o era capoluogo di provincia). Tra le varie proposte d’ubicazione del quartiere fu scelta un’ area della vasta periferia urbana posta a Nord Est della citta’ di Udine.
La politica edificatoria di allora cercava di acquisire vaste aree a basso costo: spesso le trovava in zone cittadine marginali, per lo più sprovviste di infrastrutture, cioè di luce, acqua e fognature.
Il progetto per l’area, di una superficie complessiva pari a 71.51 ha (750.000 mq) e predisposta per 9375 abitanti insediabili (densita’ 130 abitanti/ha), prevedeva:


RESIDENZE
ATTREZZATURE SCOLASTICHE
ATTREZZATURE RELIGIOSE
ATTREZZATURE COMMERCIALI
ATTREZZATURE CULTURALI
ATTREZZATURE SPORTIVE
PARCO ATTREZZATO
VIABILITA’